"Mentre i militari arrancano, 18 sigle sindacali – Esercito Aeronautica e Marina – scrivono al Ministro chiedendo benefit per migliorare la propria pensione. Dissentono senza indugi i sindacati ITAMIL, USAMI AERONAUTICA, SILMM e SUM."

Roma – La fantasia, si sa, è una dote, e quando si tratta di tornare alla ribalta, certi ex rappresentanti militari sanno come fare. Ecco allora che, sotto la maschera del sindacalismo, -18 sigle dell'Esercito dell'Aeronautica e della Marina (escluse quelle che sottoscrivono il presente comunicato) – lanciano un ultimatum al Ministro della Difesa: se non ci date ciò che vogliamo, diserteremo i tavoli della Funzione Pubblica. Una minaccia elegante, ma con sottointesi molto chiari.
E quali sono queste rivendicazioni? Forse più risorse per i militari? Il rinnovo del contratto 25/27? Una riforma previdenziale? La fine del pendolarismo forzato o lo sblocco delle carriere? No, ovviamente no.
Le richieste vertono solo su una cosa: il benessere della casta sindacale.
Senza pudore si chiede esplicitamente l'eleggibilità dei Comandanti di Corpo come dirigenti sindacali (tornano i padroni-sindacalisti!), e chissà quali prerogative blindate e su misura, inquadramenti di comodo, trattamenti economici vantaggiosi per i distaccati sindacali, garanzie per non perdere grado, carriera… e magari qualche scatto pensionistico.
Ecco fatto queste sigle sindacali vogliono che il DATORE DI LAVORO sia anche il loro SINDACALISTA con buona pace di tutti i principi costituzionali e comunitari e con chiara mortificazione della sentenza n. 120 della Corte Costituzionale che ha posto fine al COCER.
Insomma, ci vogliono riportare a un nuovo COCER (ma ancora più sfacciato e aderente agli interessi personali di una ristretta cerchia di eletti), dove la priorità non è il militare semplice, ma la poltrona del dirigente e la sua futura pensione dorata.
Chissà chissà, magari con la regia silenziosa di qualche "consigliere" di lungo corso, già noto in certi ambienti...
Ma ora il sipario si apre del tutto: abbiamo scoperto il portavoce di questo cartello sindacale, e come nei migliori gialli… non è un sindacalista. È un generale.
Sì, proprio così. Il rappresentante delle 18 sigle che ha firmato la lettera al governo è un Ufficiale Generale, che si è fatto carico di presentare istanze... a nome dei sindacati.
Il cortocircuito è servito: il vertice gerarchico che parla al governo per conto della base.
Ci risiamo un'altra volta come la vecchia Rappresentanza Militare.
Più che sindacato, sembra un esperimento di laboratorio. O un brutto déjà-vu.
E mentre tutto questo va in scena, i problemi veri del personale restano fuori dalla porta:
il FESI è un rebus e viene pagato in ritardo perché le stesse sigle sindacali volevano introdurre come presenze anche i distacchi sindacali,
- gli stipendi stagnano,
- gli alloggi mancano,
- il personale è ridotto all'osso,
- i giovani scappano e i vecchi restano incastrati in carriere bloccate.
E questi sindacati cosa fanno? Chiedono più tutele… per sé stessi.
ITAMIL, USAMI AERONAUTICA, SILMM e SUM, sindacati autentici e trasparenti, si oppongono con forza a questo tentativo di restaurazione del vecchio sistema sotto falso nome.
Noi crediamo che fare sindacato significhi:
lottare per i diritti di tutti,
denunciare le ingiustizie,
portare ai tavoli i problemi reali del personale,
non accaparrarsi privilegi personali mentre i colleghi fanno i salti mortali per arrivare a fine mese.
Il vero sindacalismo non si fa per sistemarsi, si fa per servire e per cambiare le cose.
Noi non vogliamo un nuovo COCER travestito. Non vogliamo la casta 2.0. Vogliamo dignità per chi ogni giorno indossa l'uniforme. Vogliamo risposte concrete per chi ha giurato di servire lo Stato, non per i sindacalisti.
Una chicca finale!
Un sindacato militare anche se è dichiarato e certificato come rappresentativo non può partecipare alle trattative della dirigenza!
Ciò a causa di una modifica normativa introdotta dall'odierno Governo (articolo 2, comma 7, lettera a, del D.Lgs. 24 novembre 2023, n. 192) in base alla quale occorre una "rappresentatività nella rappresentatività" ed è cosi che, ad esempio in Aeronautica circa 200 dirigenti dettano le regole contrattuali per le miglia di dirigenti della forza armata. Amara verità! Mentre la somma dei dirigenti rappresentati dai sindacati esclusi supera abbondantemente tale soglia.
E nemmeno il Governo ha permesso a tali sigle escluse di partecipare come uditori, ancorché siano rappresentative di migliaia di militari!
Ciò nondimeno, nel comunicato delle 18 sigle sindacali che stiamo commentando su tale stortura si riserva un religioso silenzio!
Ebbene auspichiamo che i Ministri invocati dal tali sigle sindacali non cedano al canto delle sirene azzerando i 40 anni di battaglie democratiche che hanno portato alla storica riforma sindacale dei militari e all'intervento della Corte Costituzionale che ha demolito i vecchi organi di rappresentanza.